I capitelli rientrano a pieno titolo tra le opere più significative della vita religiosa della nostra comunità villorbese. Fino da tempi remoti l’uomo ha sentito il bisogno di manifestare la propria spiritualità, rapportandosi col soprannaturale, nell’erigere are votive destinate alla divinità. Queste singolari offerte, rappresentative di una particolare architettura spontanea e popolare, hanno sostituito diversificandole forme di culto pagane preesistenti.
Crocifissi, edicole e tempietti votivi si caratterizzano nell’ambiente agreste conservando una forte relazione tra religiosità, segnaletica e paesaggio rurale. Essi sorgevano lungo i sentieri silvo-pastorali, nei crocicchi delle strade, presso le linee di confine, come punti di riferimento della viabilità storica ed a ridosso delle piazze nelle borgate.
Quasi sempre la loro presenza costituiva elemento di aggregazione della vita comunitaria di un certo territorio trasmettendo ai residenti un messaggio penitenziale e propiziatorio. Quest’ultimo rivestiva il valore di una supplica, ai Santi Protettori, per chiedere favori di buon andamento delle culture già nel medioevo con l’adattamento delle pre-esistenti tradizioni al cristianesimo. Il termine “capitello” deriva dal latino “capite viarum” e fa riferimento alle semplici costruzioni dei sacelli usati presso gli antichi romani come are dedicate alle divinità pagane. Tali “opere minori” rappresentative del sacro venivano realizzate in muratura con materiali di facile reperibilità sul posto. Si componevano, secondo lo schema classico, di uno zoccolo per base che reggeva una o più nicchie decorate nel loro interno, con affreschi, dipinti di immagini sacre o crocifissi lignei fregiati di monogrammi e scritte votive. Abitualmente l’etimo popolare identifica, in tali piccole architetture, i segni di fede propri del culto cristiano con evidenti funzioni rassicuratrici anche quando sono testimoni di una pietà individuale come gli “ex voto”. Quest’ultimi acquistano, in aggiunta, anche un significato di testimonianza storica quale documento tangibile di eventi particolari legati ad un preciso contesto socio-politico. Tali segni devozionali non sono arrivati mai ad egualiare la tipologia tipica degli Oratori, quasi tutti di proprietà privata ed edificati generalmente a ridosso di ville padronali.
Essi si presentano in varie forme e tipologie distinguendosi in edicole, nicchie e tabernacoli. Le prime si caratterizzano per la struttura architettonica di modeste dimensioni e sorgono addossate ai muri di cinta o di contenimento a differenza delle nicchie quasi sempre ricavate nelle pareti esterne dei muri perimetrali delle abitazioni. I tabernacoli sono sostanzialmente delle varianti della nicchia presentando una configurazione “a tempietto” coronati da colonnine e con la volta a timpano oppure ad arco. I capitelli che si incontrano a Villorba sono stati edificati quasi tutti in muratura e presentano una tipologia di tipo articolato che spazia dalla forma classica a quella moderna senza mai ostentare forme eccessive di ornamenti barocchi. Sono manufatti quasi sempre a base rettangolare, impreziositi da affreschi con scene del nuovo testamento e di storie della Chiesa realizzati da madonnari e pittori girovaghi, presenti nell’interland della Marca trevigiana quali testimoni tangibili della religiosità della sua gente. Essi rappresentano anche la più comune manifestazione del sacro presente tutt’ora nel territorio della nostra parrocchia e si riferiscono alle tante edicole religiose di cui ricordiamo in sequenza:
- Il capitello dedicato all’Immacolata posto all’incrocio di via Chiesa con via Centa, protetto da recinzione metallica con vistosa croce sulla sommità. Manufatto con basamento rettangolare ad unica apertura centrale decorato con affreschi dei Santi Patroni Fabiano e Sebastiano collocati ai lati e, frontalmente, riporta l’apparizione della Beata Vergine a santa Bernardette. La famiglia Paronetto si è sempre proposta, fino dal passato, alle sue periodiche cure di conservazione.
- L’edicola detta “del Cristo”con copertura ad arco che sorge all’incrocio di via Trento con la stradina di via Morganella. Porta in nicchia un’icona a stampa con un Gesù benedicente tra un crocchio di bambini. Le sue cure devozionali sono state distribuite nel tempo tra la famiglia Zago Valerio ed i coniugi Santamaria.
- L’icona dell’Addolorata di via Minatole, pregevole opera in marmo fatta recapitare da Padre Angelo Visentin ed onorata dall’omonima famiglia e vicinato.
- Il capitello di via Centa di fattura ottocentesca, eretto come ex voto di una famiglia di casoini (pizzicagnoli) del posto e dedicato alla Vergine ed ai Santi. Sorge a bordo strada in prossimità dell’abitazione della famiglia Dalle Mule Pietro. Custodiva nel suo interno una pregevole tela con ritratto di S. Caterina e Madonna con bambino. Attualmente il quadro, dopo un provvidenziale restauro, è conservato nella chiesa del paese.
- La colonna del Sant’Antonio in località Borgo eretta attorno agli anni ’50 all’incrocio di via Caseggiato con quella dello Stradone. In nicchia, attualmente, sono poste e venerate le statuine del Santo e quella della Madonna.
- Il tempietto dell’incrocio di via Cal di Treviso con via 4 Novembre, ex voto della signora Cappellotto Candida per il ritorno del figlio dal fronte di guerra. L’opera a tutt’oggi è conservata dalla famiglia Pizzolato e contrada.
- Il capitello di via Cal di Treviso ex voto fatto erigere dalla famiglia Zago Pietro per il ritorno dei figli dal fronte di guerra e le cui cure sono ancora affidate al ceppo d’origine.
- L’edicola votiva di via Montello singolare realizzazione in vetro a forma piramidale che custodisce un’artistica statua di Madonna in gesso recentemente restaurata e ridipinta ed affidata alle cure delle famiglie vicinanti.
- Una pregevole icona in ottone battuto, opera del maestro Luigi Meneghello raffigurante la Madonna del Buon Consiglio, visibile nel muretto di recinzione della sua abitazione in località Quadrivio agli inizi di via Montello.
- Il capitello di via Guizze, di recente costruzione, realizzato dalla famiglia Nardotto Giacomo eretto come auspicio di protezione ed affidato alle cure della famiglia stessa.
- La Croce di via Postumia. Nel territorio del paese è presente anche un segno del sacro un poco singolare posto all’incrocio di via Postumia con la sua laterale di via Vazzole. Quì sorge una vistosa croce in metallo brunito che ha sostituito, recentemente, quella tradizionale in legno di antica data su cui spiccavano i segni distintivi della Passione di Cristo. C’è da aggiungere, a conclusione, che mappe risalenti agli inizi del XIX secolo riportano l’esistenza di un vecchio capitello, ora scomparso, soprannominato della “pisoera” che sorgeva poco lontano dalla chiesa del paese, di fronte al vecchio fabbricato della scuola “Luigi Pastro”.
Diversamente dai segni minori del sacro di cui ho brevemente accennato, gli oratori esistenti in parrocchia sorsero in passato come prerogativa delle numerose ville e case padronali di proprietà dei nobili veneziani che furono autori di grossi investimenti terrieri tra il XVII ed il XX secolo su quest’area dell’interland trevigiano.
Il più conosciuto tra essi è l’oratorio dell’Assunta che si incontra in località Castrette di Villorba quasi a ridosso dell’incrocio tra l’antica via Postumia e la statale Pontebbana. Venne edificato nel XXVII secolo come cappella privata della residenza dominicale della famiglia veneziana dei nobili Grimani. Benchè il pavimento dello stesso porti la data del 1724 essa, con molta probabilità, indica l’anno di un suo restauro. Infatti sia l’abitazione che l’oratorio subirono numerosi danneggiamenti in seguito ad incendi dolosi e distruzioni da atti di guerra. Ma mentre l’abitazione padronale dei nobili Grimani non conobbe alcun recupero nel tempo, scomparendo anche dalle mappe catastali, l’oratorio continuò ad esistere anche se la sua struttura subì rimaneggiamenti continui e restauri dei quali l’ultimo porta la data del 1988. Attualmente l’edificio della chiesetta presenta, sulla sua facciata d’ingresso, un bel portale in pietra d’Istria con all’interno una stanza di modeste dimensioni sulle cui colonne d’angolo risaltano capitelli neoclassici ed, in posizione centrale, un altare in marmo adorno di intarsi. Nel lato sud dell’oratorio vi è stato aggiunto, nel tempo, uno stanzino mentre la cella campanaria venne spostata posteriormente.
Un secondo Oratorio sorge sul retro di villa Venturali, fabbricato del XVIII secolo fatto costruire dai fratelli Fanna Iseppo e Bernardo sull’esempio della classe benestante di quel periodo. Esso è ancora di proprietà privata ed è rimasto, fortunosamente, inalterato e ben conservato.
L’ultimo Oratorio presente in parrocchia è quello inserito nel nuovo asilo di via Caseggiato edificato nel 1969-70 su progetto dell’arch. Mario dalla Costa di Venezia e tutt’ora in funzione. Nella modesta chiesetta vi si recitano le Messe feriali vespertine durante la brutta stagione grazie anche ai costi contenuti per il riscaldamento dell’ambiente.